Sinopsis
Gramsci definisce Alfredo Oriani “il rappresentante più onesto e appassionato per la grandezza nazionale-popolare italiana fra gli intellettuali della vecchia generazione” ma, nel complesso, il suo giudizio è piuttosto severo: “era un velleitario, sempre scontento di tutti perché nessuno riconosceva il suo genio”.
Al di là del genio incompreso, spentosi pochi mesi dopo che Croce aveva espresso un giudizio sostanzialmente positivo nei confronti della sua vasta opera, le qualità innegabili sono quelle di uno scrittore di razza, dotato di una straordinaria facilità narrativa e capace di creare atmosfere al limite del morboso senza mai cadere nella sciatteria e nel manierismo.
Aspetti del tutto evidenti in “Vortice”, il capolavoro di Oriani che dà il titolo a questa raccolta di romanzi: descrizione minuziosa e asciutta di come un uomo progetta e realizza il suicidio per sfuggire al disonore e alla vergogna di una bancarotta. Dramma del decoro di drammatica attualità. Chiedendosi perché tanti farabutti non nutrano vergogna alcuna delle loro malefatte, mentre un uomo sostanzialmente onesto non ce la faccia a reggere il peso della gogna del tribunale e del giudizio sociale, il protagonista pone un problema universale: il modo radicalmente diverso con cui gli esseri umani si confrontano con circostanze analoghe in conseguenza della loro sensibilità sociale, che li rende più o meno vulnerabili al controllo esercitato dall’opinione pubblica, severa nel giudizio ma concentrata soprattutto nella cura degli interessi privati. La disperazione del protagonista, infatti, è resa più acuta e insopportabile dall’indifferenza di amici e conoscenti nei confronti delle sue richieste di aiuto. È “la durezza impenetrabile dei cuori” che uccide più della disavventura personale.
Oltre a “Vortice” la raccolta comprende “No”, “Gelosia”, “La disfatta” e “Olocausto”.